lunedì 3 settembre 2012

La crisi: siamo solo all'inizio

Inserisco qui una notizia che non è passata da nessuna parte, visto il tono di "Vicino alla fine della crisi" detto dal primo ministro Monti, ecco degli stralci di lettere private sia del Segretario del Papa Ganswein, sia di Gotti Tedeschi direttore dello IOR (la banca dello stato del Vaticano), indirizzate direttamente a Sua Santità Papa Benedetto XVI; trapelata grazie all'opera di Paolo Gabriele (maggiordomo del Papa) e pubblicate sul libro di Gianluigi Nuzzi "Sua Santità":


Georg Gànswein del giugno 2011:
La crisi economica in corso (non solo non ancora conclusa, bensì ancora all'inizio) e le conseguenze dello squilibrato processo di globalizzazione che ha forzato la delocalizzazione accelerata di molte attività produttive, ha trasformato il mondo in due aree economiche: i paesi occidentali (Usa ed Europa) consumatori e sempre meno produttori e i paesi orientali (Asia e India) produttori e non ancora equilibratamente consumatori. Questo processo ha conseguentemente creato un conflitto fra le tre funzioni economiche dell'uomo occidentale: quella di lavoratore e produttore di reddito, quella di consumatore di beni per lui più convenienti, quella di risparmiatore e investitore dove ha maggiori prospettive di guadagno. Il paradosso che si evince è che l'uomo occidentale produce ancora reddito lavorando in imprese domestiche, ma sempre meno competitive e perciò a rischio d'instabilità. Compra i beni più competitivi, prodotti altrove. Investe in imprese non domestiche, in paesi in cui l'economia cresce perché si produce. In pratica, rafforza imprese che creano occupazione altrove e persino competono con quella dove lui lavora. Finché detto uomo resta senza lavoro, non può consumare più e tanto meno risparmiare.


Per Gotti Tedeschi siamo vicini a un cortocircuito nelle economie dei paesi più vicini alla Chiesa:
Questo conflitto, non gestito, sta provocando una crisi strutturale nell'economia del mondo occidentale ex ricco. Ma questo mondo occidentale è anche quello le cui radici sono cristiane (Europa e Usa), che è evangelizzato e ha finora sostenuto la Chiesa con le sue risorse economiche. In pratica, grazie al processo di delocalizzazione, la ricchezza si sta trasferendo dall'Occidente cristiano all'Oriente da cristianizzare. In specifico, in Occidente, ciò comporta:
  • minor sviluppo economico (o persino negativo), minori redditi, minori risparmi, minori rendimenti dagli investimenti locali, maggiori costi per sostenere l'invecchiamento della popolazione, ecc.
  • maggior conseguente ruolo dello Stato in economia, maggiore spesa pubblica e maggiori costi. Esigenza di maggiori tasse, minori privilegi ed esenzioni fiscali, maggiori rischi.

Come si vede i problemi economici di USA ed Europa non si possono risolvere senza un'azione forte e incisiva che vieti o imponga tasse molto alte agli investimenti in paesi "esterni", come Cina e India. La crisi è all'inizio, la ricchezza si sta distribuendo nel mondo, ma non in senso virtuoso, cioè creandola; ma solo spostandola da i paesi storicamente ricchi, a quelli storicamente poveri.
La soluzione per portare benessere in tutto il mondo non è semplice, nè chiara a nessuno. Mantenere i paesi "in via di sviluppo" in una eterna povertà, non è eticamente giusto; d'altra parte non si può livellare il benessere mondiale rinunciando a tutte le conquiste sociali  (sindacati, diritti/doveri, leggi) che abbiamo ottenuto con tanta fatica, solo per adeguarci a modelli sbagliati ma più convenienti economicamente agli industriali.

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