lunedì 19 gennaio 2009

Fuori produzione

Di Alessandro Bottoni

Mia moglie fa gli anni il 30 Dicembre. Per non fare la solita, magra figura di "aggregare" il suo regalo con quello di Natale, avevo pensato di regalarle qualcosa di specifico, anche se di poco impegnativo. Silvana è una "fan" di un vecchio (o "antico"?) gruppo chiamato "Animal Nightlife" (Quelli di "Love is just the great pretender", 1982) così ho pensato di regalarle un CD di questo gruppo.
Sorpresa! I CD degli Animal Nightlife sono tutti "out-of-print". La richiesta è troppo bassa. Non coprirebbe i costi di stampa e distribuzione dei CD e quindi il detentore dei diritti (che NON è l'autore) ha deciso di abbandonare questo prodotto. Per ragioni a me francamente incomprensibili, questi brani non sono disponibili nemmeno sotto forma di file (che, ovviamente, hanno un costo di stampa e distribuzione pari a zero).

Il copyright su questi brani è però ancora valido, e lo sarà ancora per decenni. Di conseguenza, non è legale scaricare questi brani da una rete P2P e farsi un CD autocostruito. Si tratterebbe di pirateria. Meno che mai si potrebbe stampare e pubblicare un CD "alternativo" per colmare questa lacuna. Bisognerebbe raggiungere un accordo con l'editore e, come potete immaginare, l'editore quasi certamente non è disponibile a discutere di queste cose con privati cittadini e nano-editori musicali. Bisognerebbe essere almeno un editore musicale di livello nazionale per iniziare una trattativa del genere (e mettere sul piatto almeno qualche decina di migliaia di euro).

Fatto ancora più curioso, nemmeno gli autori stessi (i membri del gruppo) possono stampare e distribuire questi CD e questi brani. Hanno già ceduto i diritti all'editore e non possono mettersi in competizione con esso, nemmeno se l'editore decide di non sfruttare commercialmente questi diritti. Devono subire questa censura in silenzio.
Tentare di spiegare l'assurdità di questa situazione a persone dure d'orecchi, come i vertici di SIAE, FIMI, MPAA, RIAA e via dicendo, sarebbe molto difficile. Bisognerebbe riuscire a far digerire loro il concetto che qualunque "contenuto multimediale" (musica, film, registrazioni audio e video, spartiti, testi di narrativa e di saggistica etc.) è anche un "contenuto culturale" ed un "atto di espressione personale" dell'autore, oltre che un "prodotto commerciale". Come tale, nessuno, nemmeno il distributore e l'editore, ha il diritto di impedirne la distribuzione. Quello che si ottiene in questo caso, infatti, è una pericolosissima ed odiosa forma di censura. Certo è una forma di censura motivata da ragioni commerciali, più o meno plausibili, invece che dalle tradizionali motivazioni politiche, ma sempre di censura si tratta.

Allora, per tentare di far capire questo concetto (difficile da comprendere solo per chi non vuole comprenderlo), ho pensato di scrivere un nuovo raccontino. Come spesso avviene, per far passare un concetto è necessario tirare in ballo qualcosa che per il nostro interlocutore sia importante quanto lo è per noi il tema reale della discussione. Mi perdonerete quindi l'esagerazione ed il paradosso. Sono per una buona causa.
Ovviamente, questo "prodotto commerciale" è distribuito con una licenza molto permissiva che vi consente di ri-pubblicarlo dove vi pare, alle sole condizioni che lo pubblichiate in forma integrale e che ne citiate la fonte. Non ho usato la solita Creative Commons perché voglio cogliere questa occasione per farvi conoscere le licenze CopyZero di Nicola A. Grossi e del Movimento CostoZero. La licenza è in coda all'articolo.

Vi prego di notare che non sono il solito parassita che scarica a scrocco brani dalla rete e non capisce nulla o quasi di copyright. Sono un autore (anche se modestissimo) che vive (in parte) di questa attività (ed in parte vive di copyright sul software che produce) e che conosce bene la questione. Si tratta quindi di una critica che proviene dall'interno del sistema.

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