mercoledì 5 novembre 2008

"L'antimafia costa troppo"

"Rapporto costi - benefici sproporzionato". Parola di Marcello Dell'Utri, che aggiunge "L'antifascismo, un concetto obsoleto. Quando c'era il Duce lo Stato funzionava meglio"

L'antimafia? Costa troppo. L'antifascismo? Concetto obsoleto. Parola del senatore Marcello Dell'Utri, eletto nelle file del Popolo della libertà nonostante una condanna in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa e una condanna in Cassazione per frode fiscale. "L'Antimafia non è finita - concede -. C'è e ci sarà finchè esiste la mafia ed è un bene. Credo, tuttavia, che, allo stato attuale, il rapporto tra costi e benefici sia assolutamente sproporzionato, soprattutto quando alcuni procuratori antimafia fanno politica". La sentenza, espressa durante una conversazione con Klaus Davi all'interno di contenitore di approfondimento politico in onda su YouTube, voleva essere una replica a Giancarlo Caselli che aveva sostenuto l'impossibilità di processare i politici collusi.

Vittorio Mangano, lo "stalliere di Arcore", condannato per duplice omicidio? Niente meno che un eroe. Perché? Perché non ha infangato né lui, né il Cavaliere. "Era tra le tante persone assunte alle dipendenze di Berlusconi, io lo conoscevo e sapevo che era bravo nella conduzione degli animali, e lì c'erano cani e cavalli. Fu scelto per stare ad Arcore come stalliere e si comportò benissimo. Malato com'era sarebbe potuto uscire dal carcere se avesse detto solo una parola contro di me o Berlusconi. Invece non lo ha fatto. Per me è un eroe, a modo suo". Dell'Utri, invece, si definisce una vittima: "Non solo l'Antimafia, quanto piuttosto i procuratori di Palermo hanno usato molto e a sproposito lo strumento dell'aggressione politica. Io me ne sento in assoluto una vittima". A suo giudizio, l'accusa nei suoi confronti "non ci sarebbe stata se non ci fosse stata la grande affermazione di Forza Italia in Sicilia nel 1994".

Poi il senatore passa a discutere di destra e sinista, sostenendo che l'antifascismo è un concetto obsoleto: "C'è anche da dire che il concetto torna puntualmente in auge perché mancano nuovi argomenti seri di discussione, e si finisce con il rivangare sempre gli stessi". "Mussolini sbagliò, non c'è dubbio, ma quando era al potere lo Stato era più presente di quanto non lo sia adesso. Aveva dato al Paese, ed è stato l'unico, un senso di patria non c'era prima e non c'è stato dopo". Dai diari del Duce, sostiene Dell'Utri, «viene fuori l'immagine di un uomo di valore, dal punto di vista sia umano che culturale».

Le reazioni non si sono fatte attendere. Dell'Utri, commenta Antonio Di Pietro, "non ha mai sconfessato se stesso, vede nei mafiosi degli eroi, lo ha sempre detto, è la sua cultura. Gli italiani possono giudicare, ma Dell'Utri è quello per cui è stato condannato...". Quanto alla sua lettura del Ventennio, in molti lo accusano di revisionismo. Secondo Gentiloni, del coordinamento del Partito Democratico, "Dell'Utri insiste: per lui Mussolini è stato uno statista di valore e consiglia persino alla sinistra di guardare al suo modello per ritrovare contatto col popolo. Sono parole assurde e gravissime, in una sola intervista Dell'Utri è riuscito a definire l'antifascismo una parola obsoleta e non com'è un valore fondativo della Repubblica italiana, a dare un giudizio su Mussolini che cancella le colpe di chi ha sottratto al nostro paese la libertà e lo ha gettato in un conflitto sanguinoso, macchiandosi anche dell'infamia del razzismo, dell'antisemitismo e della shoah".

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